Patalogie del Ginocchio e Interventi al Ginocchio - Cosa curo e come lo curo

Malattie Degenerative

Artrosi Primaria

Malattia che colpisce la superficie dell’articolazione, cioè la cartilagine, che insorge a causa del normale processo di invecchiamento.

Artrosi Secondaria

Quando la causa viene fatta risalire a una precedente lesione come, ad esempio, una frattura dell’articolazione, reumatismi oppure deformazioni o malformazioni dell’articolazione stessa e quindi possono interessare:

  • malformazioni congenite (sviluppo displasico responsabile di una copertura insufficente della testa femorale che può spingersi fino alla perdita dei rapporti anatomici);
  • post traumatiche.
Osteonecrosi

Avviene quando l‘interruzione dell‘irrorazione sanguigna dell‘osso porta alla necrosi, a una sorta di ‘carie ossea’ a contato della cartilagine articolare. Questa patologia del ginocchio è spesso caratterizzata dalla comparsa di un dolore importante ad una data ben precisa ed in un punto ben localizzato, non subito visibile su radiografia.

Malattie Infiammatorie

Artrite Reumatoide

Poliartrite infiammatoria cronica, anchilosante e progressivadi origine autoimmune e ad eziologia sconosciuta.

Reumatismo psoriasico

Particolare associazione di psoriasi e disturbi articolari per lo più nel quadro dell’artrite reumatoide e delle sue varietà.

Lesioni dei Legamenti del Ginocchio.

Lesione dei menischi

Sono normalmente provocate da un trauma sportivo o da attività quotidiane, le rotture sono molto frequenti. Di conseguenza il loro trattamento è divenuto uno degli interventi più comuni in ortopedia.

Lesione del crociato anteriore o posteriore

Può essere portata da traumi distorsivi diretti o indiretti che causano rotazioni forzate o un’eccessiva estensione del ginocchio. Questi, possono causarne la rottura totale o parziale. La lesione del LCA è uno dei traumi sportivi più comuni, in modo particolare nello sci e nel calcio.

Malattie Infettive

Artrite settica

Un’infezione batterica o virale che origina un’importantissima risposta infiammatoria nello spazio articolare.

Protesi Al Ginocchio

Introduzione

Le protesi di ginocchio vanno a rivestire la superficie articolare opportunamente preparata del femore e della tibia. Per la fissazione della protesi all’osso è quasi sempre usato il cemento che ancora oggi garantisce la massima sicurezza in termini di ancoraggio della protesi all’osso. La protesi totale di ginocchio (PTG) permette di ritornare a camminare correttamente senza dolore, correggendo l’eventuale deformità causata dall’artrosi ed un movimento dell’articolazione pressochè completo.

Nell’ambito della chirurgia protesica di ginocchio abbiamo iniziato ad utilizzare un sistema di ultima generazione definito sistema SIGNATURE.

Il sistema Signature consiste in un programma di supporto alla chirurgia protesica di ginocchio, attraverso un sistema di pre navigazione costruito su un’indagine con diagnostica per immagini eseguita con apparecchiatura RMN o TC. L’esame consiste in una scansione dell’arto inferiore comprensivo di anca, ginocchio e caviglia, eseguita con un protocollo specifico. Un programma di ricostruzione tridimensionale dell’articolazione e dell’asse anatomico di tutto l’arto inferiore permette di realizzare due guide di posizionamento con lo scopo di personalizzare l’utilizzo delle maschere di taglio specifiche per l’impianto protesico. Il programma Signature offre alcuni vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale, associato all’impianto protesico Vanguard è possibile perfezionare la precisione chirurgica aumentando la capacità funzionale dell’articolazione protesizzata, non si rende necessario praticare alcuna alesatura del canale endomidollare per posizionare le classiche guide di taglio comuni alla maggioranza degli impianti protesici.

In questo modo vengono ridotti il sanguinamento intra e post-operatorio con ridotta necessità di trasfusioni e tempi chirurgici.

Tempi di Recupero

tempi di recupero post-operatorio per il paziente sono più brevi con conseguente diminuita degenza. A tal fine durante gli interventi utilizziamo strumenti che riducono nettamente la perdita di sangue durante e dopo l’intervento chirurgico con grande beneficio per il paziente e per il fisioterapista che segue e tratta il paziente nella fase successiva della riabilitazione.

Oggi nell’intervento di protesi di ginocchio oltre a ripristinare la funzione dell’articolazione e togliere il dolore il chirurgo ortopedico deve ricercare il miglior trattamento per il paziente avvalendosi di strumenti che possono effettivamente ridurre drasticamente il periodo di ricovero ed accelerare la fase riabilitativa. In casi di artrosi localizzata prevalentemente all’interno (nella maggior parte dei casi) o all’esterno del ginocchio si preferisce usare protesi parziali o monocompartimentali con il rispetto di tutte le componenti legamentose. Fondamentale deve essere la presenza e la funzionalità del legamento crociato anteriore per poter impiantare questo tipo di protesi. La protesi monocompartimentale impiantata con criteri di selezione corretti ed in pazienti selezionati permette un recupero funzionale più rapido rispetto alla protesi totale di ginocchio con minori perdite ematiche e minor durata del ricovero in riabilitazione.

Riabiliazione

Il paziente inizia la riabilitazione con il fisioterapista già durante il ricovero nel reparto di ortopedia dal secondo giorno dopo l’intervento chirurgico. Il fisioterapista inizia la mobilizzazione dell’arto operato prima al letto del paziente con attrezzatura dedicata Kinetek e dal terzo giorno dopo l’intervento inizia a camminare con l’assistenza del fisioterapista ed ausili (girello e poi bastoni canadesi). Nel reparto di riabilitazione si prosegue la fisioterapia con una seduta in palestra al mattino ed una al pomeriggio per circa 15 giorni con un fisioterapista dedicato. Durante la degenza nel reparto di riabilitazione saranno spiegati i movimenti concessi ed i movimenti da evitare per i pazienti portatori di protesi di ginocchio e la tempistica del recupero completo del movimento e della deambulazione. La riabilitazione e il ripristino del tono muscolare sono di fondamentale importanza per conseguire un buon risultato in termini di particolarità e stabilità del ginocchio operato.

Rischi e Complicanze

L’intervento di protesi d’anca è un intervento frequente con buoni risultati per il paziente, ma comunque intervento di chirurgia maggiore e quindi gravato da possibili complicanze:

LUSSAZIONE:

consiste nella dislocazione della testa protesica al di fuori del cotile con comparsa di dolore e limitazione funzionale. A rischio il paziente nei primi 3 mesi dopo l’intervento.

È importante nei primi mesi evitare movimenti eccessivi come flettere l’anca oltre 90° (sedersi su sedie troppo basse, wc senza rialzo, incrociare le gambe). Predispone a tale evento uno scarso tono muscolare che si riduce dopo i primi mesi grazie ad un buon trattamento fisioterapico. Importante attuare specifici accorgimenti (usare rialzo wc, abolire il bidet usando la doccia per l’igiene personale).

INFEZIONE:

complicanza temibile ma fortunatamente rara (1%). Può avvenire anche in casi dove la procedura chirurgica sia stata condotta in maniera asettica e corretta, anche in presenza di una profilassi antibiotica. Alcuni pazienti sono più a rischio come quelli affetti da diabete mellito o immunodeficienza.

Di norma l’infezione si manifesta precocemente e richiede una diagnosi rapida per un immediato trattamento.

TROMBOSI VENOSA:

importante complicanza perché può causare un’embolia polmonare. Con gli attuali protocolli di prevenzione sia farmacologici (inibitori fattori coagulazione, eparina basso peso molecolare) che fisici (calze elastiche) ed una precoce mobilizzazione e riabilitazione si ha una bassa incidenza di episodi sintomatici o di complicanze polmonari.

Questa complicanza, un tempo frequente e sempre molto temuta, attualmente ha subito una drastica riduzione di incidenza poiché riusciamo a mobilizzare e riabilitare il paziente sempre più precocemente grazie ad una collaborazione intensa con la riabilitazione ed una terapia farmacologica collaudata da anni. Altri fattori di rischio della trombosi venosa profonda (TVP) sono il tempo chirurgico e la perdita ematica durante l’intervento stesso, che attualmente grazie ad una ottima organizzazione di sala operatoria si riescono costantemente a ridurre.

Questa integrazione di figure professionali e protocolli terapeutici garantisce al paziente un rischio notevolmente ridotto di questa importante complicanza

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